Maria Occhipinti

Maria Occhipinti

Nata a Ragusa nel 1921, è stata scrittrice e femminista.

Maria Occhipinti (Ragusa 1921 - Roma 1996) - Scrittrice, pacifista, femminista. Giovanissima protagonista degli scontri politici a Ragusa durante la Seconda Guerra Mondiale, ci ha lasciato intense testimonianze letterarie come "Una donna di Ragusa" e "Il carrubo e altri racconti", dove esplora le viscere della sua terra, la Sicilia, e della sua vicenda personale di ribelle e anticonformista.

di Silvia Ragusa

Maria, Ragusa e la guerra
Maria Occhipinti si aggira tra le vie di Ragusa come uno spettro, un vago ricordo quasi cancellato dai suoi concittadini, gli stessi che non l’avevano capita e da cui è fuggita. Di certo in pochi la ricordano. Ribelle anarchica e femminista, testimone dei fatti del 6 gennaio 1945 che videro Ragusa esplodere in un’insurrezione popolare contro una nuova chiamata alle armi, Maria Occhipinti prende coscienza dei grandi interrogativi esistenziali e sociali, dell’inferiorità della condizione femminile, in un itinerario intellettuale, politico e letterario che s’innesta negli anni della seconda guerra mondiale. Nata nel 1921, fu protagonista ed emblema indiscusso di quei moti: la mattina del 4 gennaio del 1945, a Ragusa, tra Corso Vittorio Veneto e Via 4 Novembre, all’età di ventitré anni ed incinta di cinque mesi, si stese a terra, davanti un camion militare carico di giovani rastrellati, con l’intento di facilitarne la fuga. Scoppiò il tumulto. I soldati cominciarono a sparare e, dopo giorni di violenti scontri, l’insurrezione fu repressa spietatamente con l’arrivo della Divisione Sabauda. L’ordine fu ristabilito l’8 gennaio con l’arresto di più di un centinaio di comunisti e Maria fu l’unica donna condannata al confino ed al carcere, dove diede alla luce.


Una donna di Ragusa
Un velo d’oblio calò sui fatti fino alla pubblicazione, intorno agli anni sessanta, della sua prima biografia, momento di catarsi e di analisi di un passato pieno d’interrogativi ed incomprensioni. Una donna di Ragusa ha valore non solo storico ma anche sociologico e letterario, con uno stile scarno ed un linguaggio verghiano, misto di dialetto ragusano ed italiano corrente. E’ Maria, giovane autodidatta donna del popolo, ad interrogarsi per prima sulla primitiva condizione femminile della Sicilia, sull’oscurantismo religioso, sulla guerra, fonte di ogni male, e sull’umanità circondata da ingiustizie. Scrive Carlo Levi nella nota al libro: «La rivolta individuale diventa spirito di giustizia, assoluto, per tutti, l’esame di coscienza, azione con gli altri: lo sforzo di liberazione femminile si sposta dal piano privato e familiare della servitù del costume, dell’ignoranza e del pregiudizio, sul piano pubblico dell’azione politica». Un libro che s’inquadra nel filone ultimo e impegnato del neorealismo, ma che all’inizio passò inosservato. Fu in seguito alla pubblicazione presso la Feltrinelli, nel 1976, con un lungo saggio in prefazione di Enzo Forcella, che l’opera cominciò a suscitare interesse, e nel dicembre dello stesso anno vinse il premio Brancati-Zafferana. La Occhipinti fu annoverata tra i grandi nomi della letteratura femminile ed il suo libro cominciò ad essere utilizzato come testo di studio presso numerose scuole. Nacquero le prime traduzioni e la Rai lanciò l’idea di una trasposizione cinematografica. L’autobiografia, scritta in Svizzera sotto l’attenta guida del letterato ed ex sacerdote Piero Angarano, diventa così un importante momento purificatorio di riflessione e di libertà, capace, in tal senso, di fungere da sollievo interiore ad una vita condotta tra stenti e difficoltà, con grande coerenza e dedizione per gli altri. A Ragusa, infatti, la famiglia ed i cittadini, dopo la scarcerazione, l’avevano accolta con ostilità e freddezza, considerandola quasi una donna indegna perché coinvolta nella rivolta, perché iscritta al Pc e alla Camera del Lavoro, perchè lontana dagli usi domestici e sociali delle comuni donne siciliane. Disprezzata da tutti, vive in difficoltà tra diverse città italiane, sempre pronta alla lotta e alla denuncia in favore dei più deboli. In seguito si trasferisce in diversi stati: Marocco, Francia, Canada, per infine approdare a New York dove lavora come infermiera.

Il carrubo e altri racconti
Nel 1973 torna a Roma e con la figlia si stabilisce definitivamente nella capitale, dove continua la sua attività rivoluzionaria con degli articoli a carattere sociale e politico. Compone anche delle novelle, brevi spaccati di vite quotidiane che si snodano nella profondità della terra siciliana, nella società contadina, fatta di maligni pettegolezzi, di credenze popolari, di matrimoni mercanteggiati, di arretratezza ed ostracismo, che entreranno a far parte della raccolta Il carrubo ed altri racconti, pubblicata postuma dalla Sellerio.

Una donna libera
Il suo fervore letterario, mai arrestatosi, intraprende anche la scrittura di una seconda autobiografia, pubblicata solo nel 2004 dalla Sellerio, dal titolo Una donna libera, dove l’autrice racconta la sua vita da peregrina per il mondo. Coraggiosa e fragile allo stesso tempo, Maria Occhipinti reclama pace ed indipendenza non solo con la sua azione politica, ma anche attraverso i suoi pensieri poetici, circa un centinaio, composti in quasi quarant’anni e ancora inediti. Sono frammenti di vita dell’autrice, dalla giovinezza al soggiorno newyorkese, in cui la Occhipinti permette di considerare la personale visione sincretica del mondo, della vita e della natura. Maria Occhipinti, dall’animo forse troppo schietto e sincero, dai giudizi spesso taglienti verso qualsiasi forma d’ingiustizia, muore a Roma il 20 agosto del 1996.

Bibliografia
• M. Occhipinti, Una donna di Ragusa, Sellerio Editore, Palermo 1993
• M. Occhipinti, Il carrubo ed altri racconti, Sellerio Editore, Palermo 1993
• M. Occhipinti, Una donna libera, Sellerio Editore, Palermo 2004


Silvia Ragusa è autrice di una tesi di laurea intitolata: "Maria Occhipinti: una ribelle nel novecento", che può essere consultata integralmente sul sito TesiOnLine.it.


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